Ognuno può riuscire ad investire in maniera saggia e prudente il proprio capitale.
Questo è quanto ha scritto William J. O’Neil e questo è quanto ognuno di noi, se
veramente lo vuole, può riuscire a fare.
La parola chiave in tale caso è veramente, la quale
racchiude in sé una serie di elementi da cui chiunque decida di imparare una metodologia
e applicarla efficacemente al mercato non può prescindere. Veramente comprende i
cinque fattori comuni che, indipendentemente dall’attività, si richiedono quando si cerca
dal nulla o quasi di raggiungere un obbiettivo: studio, applicazione, fatica, fallibilità e
riflessività.
Come si avvicina purtroppo l’investitore comune ai mercati
La maggior parte della gente che si avvicina all’investimento finanziario invece
lo fa con l’idea che la borsa sia una scommessa, al pari di SuperEnalotto e Totocalcio,
spesso senza conoscere minimamente almeno i principali dei numerosi fattori che
muovono il mercato, nella solita vana speranza di prendere la “botta” giusta stando seduti
in poltrona. L’illusione di divenire ricchi senza faticare è stata piuttosto alimentata dal
grande mercato toro di fine millennio, periodo nel quale bastava buttare la monetina su
qualsiasi titolo che odorava di TMT per vedersene ritornare due nel giro di poco tempo. Ma
questa è acqua passata e bravo (o fortunato) chi ha saputo approfittarne.
Quello che non è passato invece è l’immagine di queste persone che, super esperte, snobbavano il fatto
che il riuscire in borsa è questione di metodica e che, come ogni business, c’è bisogno di
studio, applicazione, miglioramento continuo e fatica, tanta. Ricordo sempre che durante
quel eccezionale periodo, mentre nell’aria carica di eccitazione ascoltavo silenziosamente
le persone raccontare con trivialità dei propri guadagni del 100%, me la godevo nel
chiedere a questi individui perché decidevano di entrare a quel prezzo, cosa avrebbero
fatto se il mercato avesse cominciato a scendere e, soprattutto, perché avevano scelto
quei titoli. Alla prima domanda tutti felici mi affondavano con una marea di oscillatori
spiegandomi (pensando che un bambinello come me non capisse) gli usi e gli abusi più
violenti che ne facevano, quando passavo alla seconda questione cominciavano invece a
fioccare risposte lacunose e facce con mille punti interrogativi e, allora, ponevo la terza e
ultima domanda: perché avete scelto quelle società? Qui ritornavano quei sorrisi
paternalistici che danno sui nervi e, molto velatamente, il messaggio che volevano farmi
arrivare era quello che si leggeva su tutte le testate giornalistiche:“Caro marmocchio, dove
vivi! Internet è il futuro, le società che ci arrivano prima vincono e quelle di cui abbiamo
parlato sono in pole position, non chiedermi altro”.
La bolla dot com
Internet è il futuro, d’accordo, le biotecnologie sono il futuro, d’accordo, ma il listino
della Borsa non è forse fatto da società che devono vendere bene i propri prodotti ora e
non solo negli anni che verranno? Se un vostro amico che oltre a fare scarpe fa anche
perdite da un anno, vi chiedesse di diventare suo socio per aiutarlo a venir fuori da questa
momentanea difficoltà , voi lo fareste? Se un’impresa con prodotti proiettati nel futuro ma
mai visti nel presente vi chiedesse di compartecipare al suo sviluppo nella conquista del
mondo, voi lo fareste? La risposta non è sì e nemmeno no, l’unica replica plausibile è
dipende. Dipende innanzitutto dal vostro livello di conoscenza del business, dell’affidabilità
del vostro amico (o manager), dalla vostra competenza e giudizio sul futuro del mercato
per quel determinato prodotto e molto, molto altro ancora. E’ o non è così? Se non fosse
per niente vero quanto affermo, potete pur dirmi che non ho capito nulla della vita e buttar
via questo articolo. Ma se non parlo per niente, provate onestamente a rispondere a questa
domanda: avendo le stesse poche informazioni a disposizione, a quei due investimenti
non preferireste entrare in una società che imbarca soldi a palate ed è in continuo
sviluppo? Posta in questo modo, tutti risponderebbero sì, ma il dubbio che permane nella
mente delle persone è il solito dilemma che, a mio avviso, è influenzato dalla forza di
gravità:“Se ha guadagnato così tanto, prima o poi dovrà pure fermarsi!”. Niente di più
sbagliato.
Il metodo CANSLIM
Quanto di noioso vi ho raccontato finora non è qualcosa di banale, ma racchiude in
se l’essenza del CANSLIM, ovvero quello che la gente per inettitudine o paura non fa:
comprare le aziende migliori che segnano nuovi massimi.
La maggior parte delle persone concentra infatti le proprie energie nell’individuare il
timing di entrata sulle società a larga capitalizzazione e, vuoi perché i loro nomi sono
familiari, vuoi perché la mamma gli ha detto che nel bosco c’è il lupo cattivo, costoro
ammaliati dalle virtù predittive dell’analisi tecnica o del fattucchiere sotto casa ritengono di
poter prendere il toro per le corna in qualsiasi mercato e con qualsiasi titolo, purché
scambi molto. Il CANSLIM pone invece al primo posto lo stock-picking seguito dal timing e
dalla gestione accessoria nel seguente ordine:
- C come Current quarterly earnings per share;
- A come Annual earnings per share;
- N come New products, new management, new high;
- S come Supply and demand;
- L come Leaders or laggards?;
- I come Institutional sponsorship;
- M come Market direction.
O’Neil, nel corso dei suoi studi sulle azioni del passato che avevano dimostrato una
performance esplosiva in pochi mesi o anni e sui titoli in cui alcuni top trader americani si
concentravano, ha individuato in questi sette elementi la chiave di selezione delle società
che possono svelare nel futuro una crescita eccezionale dei prezzi. O’Neil ha condotto una
ricerca scientifica sul passato e sul presente, elaborando dati statisticamente rilevanti ed
oggettivi, senza quindi inventarsi una delle tante tecniche in circolazione il cui successo
dipende tutto dalle caratteristiche e dalla psicologia del singolo investitore.
CANSLIM non è quindi solo analisi tecnica o analisi fondamentale, bensì un
accoppiamento di quello che realmente funziona in entrambe, accompagnato dal tentativo
di rendere la cosa meno macchinosa possibile e, di conseguenza, applicabile dalla
maggior parte dei comuni investitori. In sintesi, un approccio professionale per i non
professionisti della Borsa. Entriamo quindi nel cuore di ogni lettera imparando quali sono
le caratteristiche che deve avere un titolo per poter essere preso in considerazione come
potenziale “vincitore”.
C – Current Quarterly EPS
Comprare un’azione vuol dire diventare socio di quella azienda e, con tale titolo, è
obbligatorio pretendere dal management e dalla società stessa una crescita continua. Che
senso avrebbe investire dei soldi in una attività che è un colabrodo solo perché fa un
triangolo rialzista? Un primo valore riassuntivo dell’attitudine dell’impresa a produrre
reddito è costituito dall’utile netto. Senza inoltrarsi in questioni aziendali sulla validità
dell’utile come indicatore di salute, si è individuato che la maggior parte delle azioni che
hanno presentato una intensa crescita dei prezzi presentavano una variazione annuale
trimestre/trimestre degli EPS altamente positiva. Fare attenzione che si parla di EPS
(earnings per share o utili per azione) e non semplicemente di utili come alcune persone
dicono, in quanto l’EPS racchiude in se più informazioni del semplice utile. Ritornando al
discorso del penultimo periodo, O’Neil studiando 500 dei top performer dal 1953 al 1993
notò come 3 società su 4 prima di avere un sensibile incremento nel valore delle proprie
azioni presentavano un consistente aumento degli utili trimestrali rispetto allo stesso
trimestre dell’anno precedente, mentre il restante quarto che aveva mostrato degli EPS in
crescita ma meno vistosamente ha iniziato l’ascesa il trimestre successivo.
Prima regola è quindi osservare se la società ha avuto un consistente aumento
degli EPS trimestre su trimestre e, più consistente è tale crescita, migliore sarà il clima
generale in cui affrontare l’investimento.
Quale però deve essere indicativamente l’incremento ideale per poter considerare
l’apertura di eventuali posizioni su quel titolo? I criteri di fissazione della percentuale di
crescita minima non sono di per se stringenti, fatto sta che, anche in funzione dei vari studi
effettuati da O’Neil, di solito si usa richiedere una crescita che sia pari o superiore al 18-
20%, maggiore sarà questa variazione migliore sarà la qualità del rialzo. In funzione di
quanto ho potuto osservare personalmente, acquisita una certa esperienza e visione del
mercato, tale vincolo può a volte essere modificato a seconda dei titoli che ci si trova ad
affrontare, aumentando o diminuendo i requisiti a seconda delle condizioni generali del
mercato, del tipo di settore in cui è impegnata la società, dal livello e dall’efficienza degli
altri filtri, ecc.
Ciò su cui non si può fare sconti è l’unico evento che implica una certa negatività
generale sul futuro del titolo: due trimestri consecutivi di crescita col segno meno. Questo
fatto è di solito una delle condizioni che dovrebbe fare categoricamente abbandonare
l’azione.
A – Annual EPS
Richiedete sempre ai vostri titoli di presentare una crescita costante e di un certo
spessore negli ultimi 4 o 5 anni. Come l’esperienza di O’Neil insegna, le azioni a forte
crescita da lui esaminate hanno mostrato una crescita media e mediana degli EPS nel
predetto periodo rispettivamente del 24% e del 21%. Non vi è importanza se in un anno si
ha una variazione negativa, tale avvenimento potrebbe essere infatti dovuto ad una
momentanea congiuntura economica e, in ogni caso, è preferibile valutare come tale
valore negativo si sia formato, analizzando l’evoluzione degli EPS durante i trimestri
dell’anno.
La regola generale da seguire è dunque di cercare quelle azioni con una variazione
annua composta negli EPS degli ultimi 4 o 5 anni pari o superiore al 25%
N – New Products, New Management, New High
Affinché una realtà cambi e possa migliorare è necessario che succeda qualcosa di
nuovo. Applicando questa frase allo stock-picking, altro non si può tradurla come la
necessità di tenere in considerazione quelle società che producono o stanno per
commercializzare un nuovo prodotto, oppure attuino un cambiamento nel management.
Tali avvenimenti possono infatti dare slancio e innalzare il reale valore all’azienda. Il
concetto più importante della lettera N è però New High, ovvero acquistare quelle azioni
che stanno facendo nuovi massimi rispetto al prezzo di un anno fa. Molte persone hanno
infatti un timore riverenziale verso quei titoli che hanno un trend esplosivo verso l’alto, il
più dovuto all’errata idea che sia cresciuto troppo e prima o poi (fatalità non si riesce mai
ad indovinare il momento corretto) debba stornare. Questa paura di restare con il “cerino
in mano” è comprensibile che sia presente negli gli investitori, soprattutto oggi che la bolla
speculativa è scoppiata e molti presentano un portafoglio azionario in perdita dal 40
all’80%. Essa però non è giustificata verso le imprese che superano a pieni voti le prime
due lettere del CANSLIM e se l’investimento è accompagnato da una corretta politica di
stop-loss: per le azioni che fanno segnare nuovi massi ogni rottura al rialzo è come
benzina sul fuoco.
S – Supply and Demand
La legge della domanda ed dell’offerta domina tutti i sistemi di mercato, compreso
quello azionario. Ma come rientra nel CANSLIM la domanda e l’offerta? Si può affermare
che lo scontro tra domanda e offerta non viene visto dal lato del tipo o della qualità, bensì
dal lato della quantità o, per essere più espliciti, della possibilità da parte di pochi grossi
capitali di muovere il mercato. Nei titoli a bassa capitalizzazione o basso flottante è
possibile infatti che una piccola quantità di denaro faccia fare enormi balzi al titolo,
consentendo allo speculatore di fare grossi guadagni o grosse perdite in poco tempo. Per
questo e per una questione di maggiore comprensibilità dei interventi degli investitori
istituzionali, il CANSLIM predilige le small e mid cap, arginando le probabilità di perdita
grazie alla scelta di titoli con fondamentali accettabili e alle politiche di stop-loss.
L – Leaders or Laggards?
Di solito quando il prezzo di un’azione cresce o scende in maniera costante lo fa
per un valido motivo che, come al solito, alla maggior parte degli investitori è sconosciuto.
Il problema informativo all’interno delle borse è una realtà oggettiva contro la quale il
piccolo risparmiatore può fare ben poco e, infatti, non a caso una delle regole principali
dell’analisi tecnica è di seguire il trend. Poiché sarebbe impossibile quindi per un
investitore comune riuscire a giungere a fonti attendibili e sicure di notizie per attuare
efficacemente l’“insider trading”, l’unico fattore che può aiutare il tarder è il riuscire ad
individuare quelle azioni che tendono a performare meglio del mercato (spesso è proprio
così che si scoprono quando lavorano gli “insider”) e che stiano per rompere importanti
livelli resistenza o, meglio ancora, di congestione. Compito quindi di ogni operatore è
individuare i “leader” del mercato o di un particolare settore e lavorare su di essi, senza
innamorarsi di un titolo a causa dei più spropositati motivi e portarselo dietro tutta la vita: la
borsa non guarda ai sentimenti e la duttilità è spesso una chiave di successo anche nella
vita. Lo strumento che facilita di molto tale ricerca è costituito dalla Forza Relativa
Percentile. Con essa è possibile individuare su un arco temporale definibile a piacere
quali siano le società con il migliore andamento del paniere prescelto. La scala di misura
va da 1 a 99 e, ad esempio, un livello di 94 sta a significare che tale azione nel periodo di
riferimento ha fatto meglio del 94% di tutti gli altri titoli. Le statistiche fatte da O’Neil hanno
rilevato che i “leaders” presentavano in media una Forza Relativa di 87 prima della loro
lunga corsa ma, in generale, per essere messi sotto osservazione si richiede che i titoli
presentino un livello pari ad almeno 80, con livello di deterioramento della situazione sotto
i 70-75. Una questione leggermente più discrezionale consiste nella determinazione
dell’ampiezza temporale di calcolo della Forza Relativa che, di norma, varia dai sei ai
dodici mesi. Solitamente si utilizza uno span di 250 sedute (circa un anno) sovrappesando
l’ultimo trimestre, ma anche l’adozione di un dominio minore (200-150) non cambia il tipo
di operatività da seguire.
I – Institutional Sponsorship
Con Insitutional sponsorship altro non si intende che il titolo è presente nel
portafoglio o è stato valutato come possibile nuova entrata nel programma di investimento
di fondi comuni, hedge fund, fondi pensione, ecc.. Tale controllo è piuttosto difficile da
attuare in Italia per via della difficoltà di individuare in maniera precisa le politiche di
impiego da parte di SIM e altri investitori di grosso calibro. Ad ogni modo, è importante
sapere che non è necessario che siano più di tante società ad esprimersi o ad agire sul
titolo, in quanto il sovraffollamento di istituzionali crea la stessa cosa che avviene su
autostrade e supermercati nell’ora di punta: da quanto lenti si va ci vuole un sacco di
tempo per venirne fuori. Molto più importante è controllare la qualità degli “sponsor” e,
tramite l’analisi della performance e tutte le informazioni disponibili, vagliare se nel passato
abbiano avuto un ottimo fiuto per gli affari.
M – Market Direction
Ultima ma non meno importante è la direzione degli indici di mercato. La lettera M
del Canslim impone infatti di guardare e comprendere la dinamica generale del mercato, al
fine di poter interpretare sotto una migliore luce gli andamenti dei titoli più forti. Infatti, non
ci si deve stupire se in pieno mercato orso le nostre azioni vadano con una certa
frequenza al ribasso, colpendo spesso e inevitabilmente lo stop-loss. Proprio per questo è
necessario attuare un’accurata selezione delle società, accompagnata dalla coscienza di
limitare la propria operatività alle opportunità migliori e porre stop stringenti sui titoli che
sono in area di profitto.
Conclusioni
Da quanto visto qui sopra, il CANSLIM è quindi una tecnica piuttosto completa
anche se bisogna dire con franchezza che, a volte, nel mercato italiano per problemi di
reperimento delle informazioni sui dati sintetici legati ai fondamentali, scarsa presenza di
titoli e via dicendo, bisogna essere meno stringenti di quanto la disciplina richieda oppure
crearsi autonomamente la propria raccolta con conseguente perdita di tempo.
Come ogni tecnica quindi anche il CANSLIM richiede disciplina, fatica e
applicazione ma, grazie al suo particolare approccio, permette di poter investire in maniera
intelligente e profittevole anche nei momenti in cui tutto e tutti sembrano cadere sotto i
colpi dell’orso e senza eccessivo impegno. Certo non bisogna aspettarsi di guadagnare
percentuali mostruose con un quarto d’ora al giorno dedicata alla Borsa, ma minimo di
battere i rendimenti dei titoli di stato sì: il successo è si semplice, ma richiede sudore e
dedizione totale a ciò che si fa.