Vi sono molte definizioni di mercato ribassista. La definizione più in voga a Wall Street afferma che un mercato è definito ribassista se registra un calo del 20% rispetto al precedente massimo storico.

Ciò significa che un calo, come quello registrato nel 2011 e nel 2018, non può essere considerato un mercato ribassista. Si tratta certamente di una definizione molto soggettiva, ma almeno è coerente e ci aiuta a mettere in relazione i vari ritracciamenti del mercato nelle diversi fasi storiche.

La scorsa settimana l’S&P 500 è entrato nuovamente in un mercato ribassista, ponendo fine alla corsa bullish che è durata 11 anni dai minimi del 2009 ed interrotta dal brusco declino delle quotazioni a seguito del Covid-19 nel febbraio 2020 per poi riprendere dopo neanche 1 mese a partire dal 23 Marzo fino ad oggi. Alcuni economisti sostengono che siamo già in recessione e il pericolo dell’inflazione spaventa tutti gli investitori. Naturalmente, sappiamo anche molto bene che gli economisti hanno previsto anche nove delle ultime cinque recessioni.

Storno bearish dei mercati dai massimi di Gennaio fino al minimi del 12 Maggio

Batture a parte vale la pena indagare quanto sono durati in media i mercati ribassisti e soprattutto quanto tempo impiegano prima di recuperare i massimi valori precedenti.

L’analisi dei rendimenti

Dalla tabella sottostante si può notare che la durata media dei mercati bearish è stata di circa 17 mesi a partire dalla grande depressione. Dal 1956, invece, la durata media dei mercati bearish è stata di circa 13 mesi. Il calo medio dal 1929 è stato del 39% contro il 34% dal 1956.

E’ inoltre fondamentale notare come questa tabella mostra i ritorni percentuali del prezzo dell’indice che non tiene quindi conto dei dividenti. In altre parole non abbiamo il total return dell’investitore. Moltissimi ottimi titoli infatti anche in queste recessioni hanno continuato a distribuire dividendi alleviando questi risultati negativi.

Cosa attendersi

In generale non sapremo quando durerà questa nuova ondata ribassista sui mercati.

Se la storia si ripeterà, per gli investitori razionali che non si fanno prendere dal panico, questa fase è sicuramente un buon momento esporsi con il proprio portafoglio nel mercato azionario, con gli strumenti più adatti al proprio profilo di rischio.

Ancor di più se si è un investitore nella fase di accumulo di capitale, è necessario mantenersi coerenti alla rotta di investimento delineata secondo le proprie disponibilità ancor di più in queste situazioni in cui si possono comprare diversi asset di valore ad un prezzo oggettivamente conveniente.

Da evitare invece in questa fase assolutamente ulteriori investimenti nel mercato obbligazionario dato che il prossimo rialzo dei tassi di interesse (già iniziato negli Stati Uniti e entro l’anno atteso per l’Europa) non potranno che continuare a spingere al ribasso le quotazione dei titoli di debito.