In questi giorni fa molto scalpore la notizia di una nuova causa intentata contro Google, non tanto per la materia della causa in sé, quanto per le sue possibili implicazioni.
Questa causa potrebbe rappresentare un colpo fortissimo allo status quo garantito alle Big Tech dalla Sezione 230, legge federale che stabilisce che le piattaforme tecnologiche non sono responsabili dei post dei propri utenti.
“Nessun fornitore o utente di un servizio informatico interattivo può essere considerato come l’editore o il diffusore di qualsiasi informazione fornita da un altro fornitore di contenuti informativi.”
Sezione 230
Il caso in breve
Gonzalez v. Google è un caso in cui la famiglia di Nohemi Gonzalez, studente americano ucciso negli attacchi del 2015 dell’ISIS a Parigi sta facendo causa a Google.
La famiglia Gonzalez sostiene che Google promuova i contenuti dell’ISIS attraverso i suoi algoritmi, e stia quindi promuovendo attivamente la radicalizzazione degli utenti inclini a ricercare tali contenuti.
Per approfondire, potete leggere questa pagina di wikipedia, dedicata al caso.

Gli effetti della causa
Se il tribunale si pronuncerà a favore della famiglia Gonzalez, potrebbe creare un precedente che renderebbe le aziende tecnologiche responsabili dei contenuti promossi dai loro algoritmi.
Le aziende tecnologiche dovrebbero investire maggiormente nella moderazione dei contenuti e sviluppare nuovi algoritmi per individuare e rimuovere i contenuti dannosi, limitando potenzialmente la libertà di parola e di espressione.
D’altro canto, se la Corte si pronunciasse a favore di Google, questo si tradurrebbe in una riaffermazione della Sezione 230, garantendo che le aziende tecnologiche continuino a godere di un’ampia protezione dalla responsabilità.
L’avvocato della famiglia Gonzalez ha sostenuto che un restringimento della Sezione 230 del Communications Decency Act non porterebbe a conseguenze radicali per Internet. Ma sia i liberali che i conservatori della Corte si sono preoccupati dell’impatto di una simile decisione su tutto, dalle “ricette di pilaf dall’Uzbekistan” ai singoli utenti di YouTube, Twitter e altre piattaforme di social media.
Una delle proccupazioni maggiori è che se la causa andasse in porto, questo creerebbe un precedente per un enorme numero di cause legali in futuro, mettendo i maggiori siti internet sotto accusa per aver causato discriminazione, diffamazione, inflizione di stress emotivo e simili.
In questo momento è difficile prevedere quelli che saranno gli sviluppi futuri di questa causa. Comunque vada, riteniamo importante seguirne con attenzione gli sviluppi, proprio per la portata di cambiamento potenziale che potrebbero portare con sé.